venerdì 1 giugno 2007

centurione.

un racconto di Leo
Flavio, nato e cresciuto a Testaccio, a ridosso di quel campo di pozzolana che vide nascere l’A.S. Roma, non poteva che avere uno e un solo grande amore.

A dieci anni il padre Cesare lo aveva portato all’Olimpico per la prima volta.

L’emozione provata quel giorno Flavio la ricorda, la ricorda come la più grande mai provata. La mitica Curva Sud, i fumogeni, i bandieroni, tutta quella gente, ma soprattutto Cesare.

Cesare non era il vero padre di Flavio, ché il padre non lo aveva mai conosciuto, ma alla fine che importava? Gli voleva bene e soprattutto gli aveva donato la cosa più bella di tutte, la più importante tra le più frivole: il calcio, la ROMA.

Gli anni passarono velocemente e Flavio cresceva tra scuola, campi di calcio e stadio.

A 15 anni la prima trasferta da solo, Firenze. Poi una carriera da ultrà di tutto rispetto, nel frattempo il diploma di geometra e l’abbandono degli studi, ma nel suo cuore sempre e solo un amore e una passione, la Roma, sempre la ROMA!

E poi arrivarono i tempi delle risse, delle cariche della celere, degli scontri fuori e dentro lo stadio.

Arrivò anche il primo arresto per tafferugli e la prima diffida. Un anno.

Al suo ritorno in curva, il sogno che si avvera: si era meritato un soprannome e tutti ormai lo conoscevano. Uno striscione tutto per lui recitava: BENTORNATO CENTURIÒ!!! Era firmato C.U.C.S.!

Cesare non ci andava più allo stadio, già da qualche anno, e Flavio aveva ereditato il suo posto nel cuore della curva, spalle al campo, viso verso la sua gente e megafono in mano!

La Curva Sud, L’A.S. Roma… la sua vita…

…lo stiamo perdendo, presto portatelo via …!
Le voci intorno a lui sempre più ovattate, il freddo, il buio.
La lama è entrata troppo in profondità e ha reciso l’arteria femorale… questo qui non ci arriva vivo…

L’ultima rissa. Non si può morire a 26 anni per una partita di calcio! No, non si può… o meglio... non si dovrebbe…

CIAO CENTURIÒ!!!