lunedì 14 maggio 2007

farsi pagare.

Grind, grind una cifra, veramente giù duro…, e su e giù con la testa, headbanging col volante in mano. Deicide a cannone e io neanche lo sento. Glen rutta bestemmie a tutto spiano e così mi arrivano solo i brandelli del delirio del mio compagno di viaggio.


No perché, cioè… sai che forza al concerto. Tutti presi da un pogo veramente estremo…


La macchina va, la strada è dritta per fortuna. Allungo la mano sull’autoradio per alzare ancora il volume.


….nte potente …sto brano del …zzo. Satan spawn the caco daemon, Satan spawn the caco daemon. Con la bocca fa un verso del cazzo tipo chitarra iperdistorta.


Finalmente un autogrill.
Dai entra, stronzo, che devo pisciare e bermi un Gatorade., dico io.
Io invece un paio di birre, straight edge., mi fa mentre entra nel parcheggio.
Neanche sa di cosa parla. Senti, gli dico, devi guidare; non è meglio se ti spacchi una ricca aranciata, coca, sprite, lemonsoda…
Ricco, si. Gin lemon, da panico. I superalcolici a quest’ora sono veramente un scelta radical…


L’ho già sbattuto ad un travetto del parcheggio. Mi manca la pazienza e lo odio, dopo sette ore di viaggio insieme lo odio.
Sentimi, lurida merda. Il fatto che andiamo in giro con la tua macchina del cazzo non vuol dire che puoi fare come porca madonna ti pare. Adesso tu ti bevi un succo di frutta del cazzo, rimonti in macchina e la smetti di rompermi i coglioni, e stai zitto, mannaggia cristo! Zitto! Capito?


Lui annuisce.


Lo mollo ed entriamo. Il posto è veramente ben fatto: bancone del bar lungo e fornito di tramezzini e panini vari. Tutta la parte supermercato con schifezze colorate e prodotti finto caserecci del cazzo. Le scale che portano ai bagni di sopra, e dei tavolini per consumare con calma.


Mentre vado al cesso già sono tornato di buon umore e così gli faccio: Per favore prendimi due medaglioni bollenti e un Gatorade a qualsiasi gusto. Tu prendi quello che cazzo vuoi, offro io., e vado su.


Io sono rincoglionito di mio, in più dopo sette ore di cazzate e grind/death a palla non capisco più un’emerita ceppa di cazzo. Niente di strano quindi se imbocco nel cesso delle donne. Apro la porta e vado in uno dei gabinetti. Chiaramente ci becco una zoccola spaventosa che sta pisciando reggendosi la fregna con una mano che è già fradicia. Mi guarda e continua. Io ho capito e glielo sbatto in bocca. Lei succhia, lecca, bacia… e ingoia tutto. Sto a duemila. Chi cazzo me l’avesse detto che nel cesso del cazzo dell’autogrill del cazzo questa troiona m’avrebbe succhiato il cazzo di merda. Ricco, ricchissimo.


Poi mi stringe.


Qualcosa alla gola che mi stringe. Con gli occhi storti cerco… mi sembra un laccio da scarpe. E dietro un'altra stronza che mi vuole strangolare. Stringe forte e l’aria manca… La pompinara sorride e si sditalina selvaggiamente, la qual cosa mi mantiene il cazzo duro nonostante la situazione.


Devi pagare! Devi pagare!, dice la bocchinara, mentre la troia col laccio stringe sempre più forte.
Pagare che? Che cazzo devo pagare, porco quel porco impalato da sei negri ebrei froci? Mignotte, troie del cazzo, se mi libero vi strappo la fregna e ve la ficco in culo… Ma non c’è un cazzo da fare, il fiato mi manca e me ne sto per andare. Sento la testa che mi batte forte e i suoni cominciano ad arrivarmi come attutiti.
Mi sembra che stia dicendo: Ma come non hai capito? Pagare il pompino. Io li faccio molto bene, ma quello che voglio in cambio è una vita. Sai, mi chiamano la vedova nera pompinara degli autogrill.


Che… nome del… cazzo! Ed è l’ultima cosa che dico prima di schiattare.