mercoledì 16 maggio 2007

le ceneri del geom. magni.

È un rumore che mi da confidenza col mondo, quello della suola delle scarpe nuove che scricchiola sull’asfalto di questa città di merda. Poi, nel tempo, la pelle si usura, si riempe di tante, piccole pieghe che si adattano alla strada e non scricchiolano più. Quando non scricchioli più è il segno della resa.

Io non scricchiolo più.

Ma le mie scarpe, oggi, si. Loro si che scricchiolano.

La Roma del futuro è dunque questa: una teoria di palazzi alti, mattoncini rossi, tetti a spiovente, i piani terra per le attività commerciali, tutti sfitti. Ma al 23 c’è la meta. Il portone, il campanello… geom. Magni.

geom. Magni te lo aspetti sul campanello dell’ufficio del geom. Magni. Ma il geom. Magni se l’è messo sulla targhetta di casa. Qui, a Roma, ci abita il geom. Magni, figlio di morti di fame marchigiani, che s’è preso nel ’61 il diploma di geom. ed è entrato a lavorare allo IACP (oggi ATER) grazie al calcio in culo con rincorsa di un dott. democristiano, passato a miglior vita nel glorioso ’77. Il Magni s’è sposato la sig.ra Tina Galli, romana de Roma, dice lei, ciuciara de Fumone l’anagrafe. Se l’è sposata nel 67, dopo che, con diligenza, s’era assegnato da sé una casa popolare a Valle Aurelia. Due figli, Stefania la grande e Luigi, classe 76. Stefania ha raggiunto il dott. democristiano nel glorioso ’81 a seguito di una sfortunata overdose nei cessi del Luneur. Luigi se la ricorda a malapena, perché a casa di certe cose non si parla. In cambio sta dando il meglio di sé, ripercorrendo le fulgide orme di Stefania, solo che lui si riempie di extasy e cocco a buon mercato, sputtanandosi quasi tutti i suoi 600€ di COCOPRO.

E, visto che è il mio giorno fortunato, quello con le scarpe nuove che scricchiolano, mi apre proprio il mitico Gigi, in mutande e canottiera, con gli occhi gonfi di sonno e droga, manco l’avessero caricato di calci di prima mattina.

Mi scusi, fa lui, ho pianto tutta la notte…
E dove? In discoteca mentre tuo padre schiattava di crepacuore? Lo penso ma non lo dico, sennò invece di fare le pompe funebri finirei a fare le pompe ai negri a Termini.
Capisco… dov’è il papà?
In… in camera da letto… Ma è vero che vi conoscevate?
Si. Due anni fa ho curato le esequie di sua madre, tua nonna Piera.
Ah… nonna Piera… io stavo… ad agosto… in Grecia.
Hm. Tua madre? Non ti dispiace se ti do del tu, vero?
No, si figuri… figurati. È di là, da papà.


La Tina è triste, ma non troppo. Il geom. la lascia comunque bene, con una buona pensione di reversibilità, casa di proprietà, ed una dignitosa assicurazione sulla vita che aveva stipulato, con la prudenza tipica dei geom., nel glorioso ’89.

Sbrigate le prime formalità passiamo a parlare da affari. Sono nervoso, perché qui, sulle mattonelle lucide e lisce, color finto cotto, le mie scarpe non scricchiolano più.

Senta, fa la Tina, in più di un’occasione mio marito aveva espresso il desiderio di essere incenerito.
Cremato, corrego discretamente io.
Si, si, cosato. Ma non ne abbiamo mai parlato seriamente. Si insomma, non c’è un testamento.
No, non serve. Lei è sua moglie, è pienamente titolata per interpretare le volontà del defunto a riguardo.
Quel “pienamente titolata” la gonfia dell’orgoglio dei coglioni.
Allora si. Lo inceneriamo!

E allora inceneriamolo!

Pochi giorni dopo siamo alla Camilluccia, dove il geom. e la Tina si sono conosciuti. Il parco della Camilluccia è davvero bello. Oramai anche qui è consentito spargere le ceneri dei defunti, percui siamo tutti qui. C’è la Tina, che ha speso i primi soldi dell’assicurazione in un abito tanto sgargiante quanto ridicolo. C’è Mario, ex fidanzato di Stefania e uno di famiglia. È stato proprio Mario a fare il primo buco a Stefy, nel glorioso '79. Poi lui ne è uscito, lei no. Ma questo non lo sa nessuno, neanche io. C’è il vecchio Antonio, padre di Tina ed arteriosclerotico fino al midollo. Un gruppetto di parentame vario dalle Marche e da Roma. E c’è il mitico Gigi, strafatto di cocco da far paura, che le occhiaie gli si vedono anche attraverso i RayBan nuovi di zecca.

E c’è il prete, che gli rode un po’ il culo perché il Vaticano è contrario alla cremazione, ma siccome gli ha battezzato i figli e conosce a memoria le confessioni della Tina su tutte le corna che portava il geom. ha fatto uno strappo alla regola.

Ma le ceneri no. Lui non le sparge, quelle. Quindi ci penso io.

Ora, al parco della Camilluccia le scarpe non scricchiolano, neanche quelle nuove. Ed allora decido di andare a fare le pompe ai negri a Termini.

La prego, dice la Tina molto, molto compassata, dica due parole, che don Ersilio…
Si. Ci penso io.


Amici e compatrioti! Il geom. se n’è andato. Ha raggiunto il dott. democristiano che l’ha inserito nella vita patinata della nostra bella Roma. Ha raggiunto Stefy, che stava talmente a rota che secondo me ha chiesto a San Pietro se gli rimediava una dose prima di sbatterla a bruciare nelle fiamme dell’inferno, magari in cambio di una bella sega. Ha raggiunto nonna Piera, che se invece di venire quel Ferragosto caldissimo a morire a Roma se ne fosse restata al paese, forse a quest’ora sarebbe ancora tra noi.
Per sua stessa volontà il caro estinto ha chiesto di essere incenerito. Credo perché, in un angolo del suo cervello, fosse pienamente consapevole che certe cose, certe cose sublimi nel loro squallore devono essere incenerite, chè se ne perda la memoria il prima possibile. Ed infatti, parenti e partigiani, il geom. non vi lascia una gelida pietra sulla quale piangere negli anni a venire, ma un mucchietto di ceneri sul quale estinguere oggi, ed in un solo colpo, tutto il vostro lutto pezzente. Se al mondo, cari compagni di merende, ci fosse un po’ di coerenza, il mitico Gigi dovrebbe sniffarsi le ceneri di papà.


E amen.