lunedì 14 maggio 2007

un mare di sonno.

Quante, quante parole… Le sento e le vedo rimbalzare da una parte all’altra della stanza. Si mischiano al fumo che galleggia nell’aria, si incrostano alle pareti.


Un bla bla bla continuo e fitto: ora sono immerso in un piccolo mare di parole. Sono un logonauta su un traballante trespolo di similpelle verde. Non ci sto capendo un cazzo, tanto per cambiare. Ma quanto è bello naufragare nelle chiacchiere degli altri! Vedere le loro bocche che si muovono e non riuscire più ad assegnare a ciascuna persona un discorso! E tutto, secondo dopo secondo, rallenta. Suoni stroboscopici che diventano un mugghiare indefinito, quasi un mare rabbioso contro scogli incrostati di catrame. Vengo trascinato ora di qua, ora di là.


Esattamente davanti a me, il divano, sporco e ingombro di persone, cappotti e giacconi. Chiudo gli occhi e me lo immagino improvvisamente sgombro. Allora faccio per sdraiarmi, ad ascoltare ancora e ancora questa ninna nanna improbabile e stonata.
Voglio andare a casa a vedere un film, fumare una sigaretta e tuffarmi nel letto, ma ho un po’ paura: fuori fa un freddo cane, e prima che parta il riscaldamento della macchina, potrei anche assiderare.


Io lo so che nelle loro chiacchiere stanno parlando anche a me, e che io non risponda debba sembrargli tremendamente scortese.


Ma chi siete? Che ci fate appesi a mezz’aria? Qui non c’è abbastanza luce. Guardatela: sta colando tutta giù per le scale. Troppe parole cacciano via la luce, e al buio nemmeno i più saggi hanno niente di importante da dire.


Nessuno mi risponde, e capisco di non aver parlato.

Rumori dalla jungla. Lo scimmione sulla sediola di plastica grigia si batte il petto.
Sono io il capo!


Una gallina impagliata fa un verso che viene dall’oltretomba: coooo co cooo. Poveraccia.


Ecco un depresso con le orecchie tappate. Credo che davvero non sappia che farsene della sua vita. Ed un altro sta gridando a squarciagola, tanto forte che non si capisce cosa stia dicendo.


Poi parla anche un venditore di pentole che ha un buco nella borsa. Le sue chiacchiere fanno clang, come le pentole. Tutti i suoi soldi scappano via da quel buco. Ma lo ha fatto lui, perché, in fondo, non è capace a portare dei pesi.


Amore mio dove sei? Voglio stare tra le tue braccia. Voglio ascoltare solo te, che mi dici che tutto andrà bene, che mi ami e che il tempo è il meraviglioso gioiello sul nostro anello nuziale. Vieni a portarmi via da questo Grand Guignol. Tra poco si consumerà l’ultimo atto ed io, davvero davvero, non vorrei esserci.


Allora lei, anche se non ho detto nulla, mi ascolta. Anche se è lontana mi capisce. Allunga la sua mano tra i chilometri, e mi tira via. È una strega, e mi fa tanto sottile quanto un’ombra. Come è facile così scivolare via, indisturbato!